L'Arciconfraternita - Note essenziali

Nata dalla Compagnia della Nazione senese in Roma, la Confraternita di S. Caterina da Siena si è costituita il 4 luglio del 1519 ed è stata formalmente approvata, in quello stesso anno, da Leone X. E' stato poi Clemente XII ad elevarla, nel 1736, al rango di Arciconfraternita.

Già dopo il 1450, i Senesi - affidandosi alla protezione di S. Caterina – si raccoglievano presso la tomba della Santa nella cappella Capranica di S.Maria sopra Minerva. Essendo particolarmente affezionati al rione alla Regola – dove nella nella parte meridionale, già dalla fine del 1300 era presente un Castrum Senense , centro delle attività economico-commerciali di quella comunità -, i confratelli, nel 1526, decisero di costruire in via Giulia - voluta da Giulio II e diventata il cuore amministrativo dello Stato Vaticano - la loro chiesa ( su progetto di Baldassarre Peruzzi ). Tra il 1767 e il 1775 vollero riedificarla perché fatiscente ( su progetto dell'architetto senese Paolo Posi), per dotarla anche di un Oratorio. La chiesa – con tutte le sue opere d'arte - costituisce uno speciale esempio del '700 romano, segnando in modo particolare il passaggio tra il cosiddetto "barocchetto" e l'avanzante neoclassicismo. I confratelli, sin dalla costituzione del Sodalizio, si sono congregati al fine di "aiutarsi scambievolmente coll' opera e col consiglio nei bisogni spirituali e materiali " e di "adempiere insieme i doveri religiosi propri di ogni cristiano", profondamente fedeli alla Chiesa, ai suoi pontefici, ai suoi ministri. Perciò hanno perseguito come fine precipuo : l'esercizio delle pratiche religiose e di culto, avendo una particolare devozione verso la Santa ; e l'esercizio di "uffici di pietà e di carità". Questi "uffici" si sono in modo speciale rivolti nel tempo verso: i pellegrini ( specialmente quelli dello Stato senese, accorrenti Roma per i Giubilei , provvedendo all'alloggio e ad altre necessità) ; gli infermi della propria cittadinanza ( visitandoli con il medico proprio e gli infermieri e provvedendoli di alimenti e di denaro) ; i defunti indigenti ( accollandosi le spese di sepoltura ); i condannati a morte ( con il privilegio di chiedere ogni anno - dal 1593 al 1761 - la grazia per uno di essi; e poi , dal 1761 al 1815 la grazia per un condannato alla galera ); i carcerati ( con la distribuzione di pane , in particolare in occasione della festa di S.Bernardino ); le zitelle povere della Nazione Senese ( con la elargizione di "sussidi dotali" perché potessero sposarsi o monacarsi ); i bisognosi, anche non nazionali ( con elemosine e sussidi caritatevoli ) . Nella continuità della tradizione, ma attenti ai bisogni dei tempi, i confratelli perseguono oggi le finalità proprie di una Associazione di assistenza, di beneficenza, di culto, senza fini di lucro, amministrando i loro beni al fine di erogarne le rendite in conformità agli scopi statutari. Mentre hanno cura di trasmettere in Roma le tradizioni storiche e culturali della "Nazione senese", essi si prodigano nel curare e valorizzare il loro patrimonio storico e artistico. I confratelli hanno la consapevolezza che questo patrimonio – che è una "cosa prestata", da far fruttificare e di cui dovremo rendere conto – costituisca un mezzo di riappropriazione delle nostre radici e di rafforzamento della nostra identità. E un mezzo di comunicazione e di collaborazione con quanti sono alla ricerca del bello e di autentici significati storici. Insomma uno strumento particolare di cultura che ha a che vedere, oggi, con una dimensione peculiare della carità che è la carità intellettuale: quella che aiuta le persone a diventare di più se stesse e più vere. Perciò, in questo momento, siamo particolarmente impegnati in due progetti scientifici che riguardano il riordinamento, il controllo del censimento, la sistemazione, il restauro, la informatizzazione, la pubblicizzazione e, naturalmente, la tutela dell'archivio storico e del complesso delle opere d'arte e dei materiali e arredi sacri.